Qualche giorno fa, durante un viaggio in treno, ho finalmente letto un libricino su Steve Jobs che avevo comprato tempo addietro. Fin dalle prime battute ho riscontrato evidentissime espressioni di alcuni Archetipi nella personalità di Steve, per cui il pensiero di scrivere un articolo per il blog è stato immediato ed istintivo. Il libro in questione: “Steve Jobs. Lezioni di leadership” di Walter Isaacson è un estratto, diciamo così, della biografia autorizzata dallo stesso Steve che l’autore scrisse nel 2011.
Come scritto nella prima pagina dell’introduzione, “Steve Jobs ha contribuito a cambiare volto a ben sette settori di attività: informatica, film di animazione, musica, telefonia, tablet, vendita al dettaglio e editoria digitale. Jobs appartiene quindi, con Thomas Edison, Henry Ford e Walt Disney, al pantheon dei grandi innovatori d’America. Nessuno di questi uomini è stato un santo, ma mentre a distanza di tempo i tratti ostici della loro personalità hanno finito per essere dimenticati, la storia ricorderà sempre la capacità che hanno avuto di applicare la fantasia alla tecnica e all’economia.” A parte il mio disappunto per non vedere citato anche Nikola Tesla tra i grandi innovatori, in questo inizio del libretto, una espressione mi ha immediatamente colpito: “i tratti ostici della loro personalità”. I personaggi carismatici, noti o meno, manifestano sempre in modo evidente e pieno sia i talenti degli Archetipi che le criticità, cioè quei lati del carattere che possono mettere in ombra l’espressione dei talenti o possono creare difficoltà relazionali con gli altri, come spiegato in questo articolo. Conoscendo solo vagamente la vita di Jobs ma molto bene gli Archetipi e avendo conosciuto innumerevoli persone nella mia vita, quel “tratti ostici” mi ha fatto subito pensare ad un Archetipo in particolare.
Poche righe più in là l’autore scrive: “L’essenza di Jobs, a mio avviso, è che la sua personalità era parte integrante del suo modo di condurre gli affari: si comportava come se le normali regole non valessero per lui, e la passione, l’intensità e l’estrema emotività con le quali viveva la sua vita le riversava anche nei prodotti che creava. L’irascibilità e l’impazienza erano componenti essenziali del suo perfezionismo.” A questo punto, alla seconda pagina del libro avevo già indizi chiari e inequivocabili per presumere gli Archetipi di Steve Jobs: agire fuori dalle regole, irascibilità e impazienza indicano un 1° Archetipo; perfezionismo indica il 7°. Una combinazione che può essere esplosiva nella somma delle criticità, ma che può essere (e nel suo caso lo è stata) dirompente e rivoluzionaria come somma di talenti. La lettura quindi si prospettava interessante.
“Decidere quello che non si deve fare è non meno importante che decidere quello che si deve fare” disse in uno dei tanti loro colloqui all’autore del libro. Chiaramente è una modalità da 1° Archetipo, che ha ben in mente quale sia il suo scopo e tutto ciò che gli appartiene, ma ha anche ben presente ciò che non è essenziale ed è dispersivo di tempo ed energie. Il 1° Archetipo questa consapevolezza ce l’ha di natura: è sintetico ed essenziale nel suo pensiero, al contrario del 3°, che alla sintesi e alla essenzialità arriva con molto fatica, quando ci arriva. (Qui trovate una descrizione degli Archetipi). Steve aveva a che fare con molti individui di 3° Archetipo nella sua azienda, per cui tendeva a ricordare/sottolineare/imporre la sua essenzialità in ogni occasione e in ogni modo. Organizzava riunioni con i suoi manager nelle quali faceva decidere a loro quali fossero le 10 cose prioritarie da fare. Dopo lunghe discussioni, il gruppo approntava la lista in ordine di priorità. Lui eliminava le ultime 7 e decretava: “Possiamo portarne avanti solo 3”. Solo il 1° Archetipo ha la capacità di concentrarsi sull’obiettivo senza disperdere le forze, senza distrazioni, sempre avanti come un rullo compressore. Prendeva in considerazione solo le cose che lui stesso percepiva come priorità.
Essenzialità, sintesi e semplicità. La semplicità è una naturale conseguenza delle prime due. “La semplicità è la massima raffinatezza”, proclamava il primo dépliant pubblicitario della Apple. Perfetta comunicazione dell’unione delle note di 1° e 7° Archetipo. Il 7° Archetipo rappresenta la raffinatezza in persona, sempre senza troppi fronzoli o uso smodato del colore (che invece contraddistingue spesso il 4° Archetipo). Altra conferma della combinazione 1°+7° ce la dà l’autore, quando, parlando della filosofia dei prodotti della Apple, dice: “Il desiderio compulsivo (di Steve) di essere responsabile di quello che definiva “l’intero aggeggio” derivava in parte dalla sua personalità accentratrice, ansiosa di controllare ogni dettaglio, ma anche dalla sua passione per i prodotti perfetti ed eleganti.” Aggiungo io che Steve, da buon 1° Archetipo, sotto sotto probabilmente non si fidava mai completamente degli altri, non per vera sfiducia, ma per la chiara consapevolezza (confermata da innumerevoli episodi) di essere l’unico ad avere la chiara percezione dell’obiettivo. Da qui il controllo su ogni aspetto, perché il pericolo di deviazione dalle sue idee era sempre dietro l’angolo, indipendentemente che fossero aspetti legati all’essenzialità o all’eleganza.
“Solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di cambiare il mondo lo cambiano davvero”. Steve Jobs
Altro aspetto di 7° conclamato in Steve Jobs era il perfezionismo anche per ciò che non si vedeva. Una volta costrinse gli ingegneri a riprogettare i circuiti dell’Apple II e del Macintosh in modo che i chip dei circuiti stampati fossero allineati alla perfezione e apparissero quindi belli. Non importa se nessuno avrebbe visto la scheda madre dei computer, essendo sigillata dentro il case. Il 7° Archetipo non sopporta disordine e bruttezza. Non conta che non si veda. Lui lo sa, ed è quanto basta. Per esempio, nessuna donna di 7° Archetipo potrebbe uscire di casa con un intimo spezzato, non coordinato. Non importa se nessuno lo vedrà. Lei lo sa. Il rischio è un disagio interiore per tutta la giornata. Il perfezionismo del 7° è legato alle questioni generali come alle minuzie. Ogni tassello del puzzle deve essere perfetto ed esprimere bellezza.
Il 1° Archetipo ha sempre una percezione di sé elevatissima (non è un bisogno di essere speciale, come per il 6°. Il 1° sa semplicemente di non essere nella media). Non accetta nulla di banale o mediocre nella propria vita. Questo aspetto è stato trasferito nella Apple: “La mia passione è stata creare un’azienda capace di durare nel tempo, dove le persone fossero motivate a fabbricare prodotti d’eccellenza. Tutto il resto era secondario. Certo, è stato fantastico realizzare profitti, perché erano quelli che ci permettevano di fare prodotti eccellenti. Ma eravamo motivati dai prodotti, non dai profitti”. Lo scopo del 1° Archetipo era fare prodotti di eccellenza, ed è stato trasferito a tutta l’azienda. Per un 3° Archetipo invece l’obiettivo sarebbe stato il contrario. Egli creava le cose per se stesso. E le voleva belle, funzionali, raffinate. Perfette.
Il 1° Archetipo è capace di ispirare gli altri come nessuno, di motivarli e spingerli ad andare al di là dei propri limiti. I colleghi di Steve chiamavano questa sua capacità “campo di distorsione della realtà”. Con tutta la forza della sua determinazione e risolutezza (caratteristica propria del 1° Archetipo) riusciva ad ottenere l’impossibile dai suoi collaboratori. Evocava energie e capacità che gli stessi collaboratori non sapevano di avere. Li chiamava a fare l’impossibile, e loro lo facevano! Il rovescio della medaglia era che questa caratteristica di Steve era esasperante per chi subiva queste pressioni. La tensione lavorativa era sempre ai massimi livelli.
Steve aveva un caratteraccio. Era impaziente, irascibile e duro con le persone che gli stavano intorno. Era un perfezionista e si aspettava sempre più del massimo che le persone potevano dare. Desiderava lavorare solo con i migliori, aborriva la mediocrità. Nella mia vita ho conosciuto pochissimi individui con un 1° Archetipo come Archetipo primario, li conto sulle dita di una mano. Tutti avevano queste caratteristiche in comune. La vita è davvero dura quando si collabora con un 1° Archetipo. Ma allora, chi glielo fa fare ai vari collaboratori? La motivazione, verificata di persona diverse volte nella mia vita, è ben spiegata dall’autore nel libro: la capacità di ispirare le persone. “Riuscì a infondere nei dipendenti Apple una tenace passione per l’ideazione di prodotti rivoluzionari e instillò in loro la convinzione di poter realizzare ciò che pareva impossibile….i suoi giocatori di serie A tendevano a stare in azienda più a lungo e a essere più fedeli di quelli di altre imprese, comprese quelle guidate da capi più benevoli e gentili”. Infatti, per i collaboratori di Steve, è sempre valsa la pena soffrire: “Urlava spesso alle riunioni: imbecille, non ne fai una giusta!”.. Eppure reputo la fortuna più grande del mondo aver potuto lavorare con lui” (Debi Coleman).
Questo è ciò che rende inimitabile un individuo del 1° Archetipo: carisma, fascino della sua visione, forza interiore, determinazione incrollabile e capacità di ispirare. Mi è capitato di incontrare molti individui (tipicamente di 6° Archetipo) che non comprendendo né potendo imitare i talenti del 1° Archetipo, ne hanno imitato il caratteraccio, come se fosse la ragione del suo carisma e del rispetto degli altri, spesso scimmiottandolo in peggio. I risultati sono sempre stati disastrosi, appena mediocri nei casi migliori. Il 1° Archetipo o ce l’hai o non ce l’hai (e a pacchetto completo ovviamente, talenti e criticità), non si può imitare. Come già detto in altre occasioni, molto meglio non perdere tempo a cercare di diventare ciò che non si è, meglio investire le proprie energie per comprendere ciò che si è e lavorare per liberarsi dalle proprie limitazioni e criticità.
Ovviamente Steve aveva almeno un altro Archetipo nella sua configurazione oltre al 1° e al 7°, qualche indizio nel libro l’ho trovato, è legato alla sua capacità intuitiva e all’empatia, all’aver coniugato discipline scientifiche ed umanistiche. Ma per poter meglio evidenziare questi aspetti ho bisogno di approfondire la sua vita, e comincerò a farlo non appena arriverà la biografia completa appena ordinata…
Arrivederci al prossimo articolo.
Aldo Storti
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