Molti di voi ricorderanno la vicenda di Monti e del cucciolo di maltese bianco dell’ormai lontano febbraio 2013. Mancavano poco più di due settimane dal voto e tutti gli esponenti politici cercavano la massima visibilità in TV e, di contro, tutti i principali programmi televisivi cercavano di massimizzare gli ascolti.
Il fatto accadde durante la trasmissione televisiva Le Invasioni Barbariche, condotta da Daria Bignardi. La conduttrice, per verificare in diretta la capacità di tenerezza di Monti (come scrisse lei stessa qualche mese dopo), mette in braccio al Presidente del Consiglio uscente (e candidato Premier nella lista “Con Monti per l’Italia”) un cucciolo di cane, per simulare una situazione di alcuni giorni prima in cui era stato protagonista Silvio Berlusconi proprio con un cucciolo.
In quel periodo Mario Monti si stava confrontando con qualche piccolo bagno di folla (eravamo nel clou della campagna elettorale) e cercava di seguire i consigli del “guru” di Obama, ingaggiato per migliorare la comunicazione in campagna elettorale. Il “guru” gli aveva raccomandato di essere più diretto, di metterci più cuore e perdere un po’ il suo proverbiale aplomb.
Comunque, tornando a noi, la Bignardi mette il cagnolino in braccio a Monti, il quale, un po’ sorpreso, lo accoglie tra le sue braccia. La postura è un po’ impacciata, segno di una non grande dimestichezza col tenere in braccio un essere vivente, ma la carezza è sufficientemente sciolta. Poi Monti guarda la foto di Berlusconi sul grande schermo (molto più a suo agio con l’animale) e accenna una imitazione che, per fortuna, non porta fino in fondo. L’intervista continua per un paio di minuti, in cui Monti rimane molto legnoso nella sua postura ma non particolarmente a disagio nel contatto. Semplicemente si esprime per come è la sua natura. Non particolarmente calorosa ma nemmeno fredda e tantomeno non abituata ad avere a che fare con gli esseri viventi.
Un antico detto orientale recita: “non si possono allungare le gambe alle anatre, né accorciarle agli aironi”. Per gli Archetipi è esattamente così. Non si può pretendere da un Archetipo ciò che appartiene ad un altro Archetipo.
Mario Monti è un individuo fortemente caratterizzato dal 5° Archetipo, che per sua natura limita l’espressione emotiva e sentimentale della persona, molto più di quanto non facciano gli altri Archetipi (a parte il 1°). Non conoscendo direttamente il personaggio in questione, non posso dire se abbia o meno il 2° Archetipo tra i suoi Archetipi secondari della sua configurazione personale, ma dal filmato non lo posso escludere. Comunque sia, anche se così fosse, non è possibile pretendere da un individuo con il 5° Archetipo primario quella nota di empatia e amorevolezza che solo gli individui fortemente caratterizzati dal 2° Archetipo possono esprimere. Devo dire che, riguardando il filmato per scrivere il presente articolo, Monti se l’è cavata egregiamente considerando che è stato preso alla sprovvista. Conosco molto bene le caratteristiche del 5° Archetipo, quello di cui è capace e ciò di cui non è capace. Un antico detto orientale recita: “non si possono allungare le gambe alle anatre, né accorciarle agli aironi”. Per gli Archetipi è esattamente così. Non si può pretendere da un Archetipo ciò che appartiene ad un altro Archetipo.
Chiaramente, questa scena col cagnolino, non ha colpito particolarmente gli spettatori con un 2° Archetipo, ma per la risonanza tra Archetipi che governa la comunicazione, ciò non era proprio possibile. Mario Monti non ha le caratteristiche per “sfondare” tra il pubblico di 2° Archetipo.
Come scriverà mesi dopo la stessa Bignardi, l’idea era quella di verificare in diretta la capacità di tenerezza di Monti. Il ragionamento ci può anche stare, ma andrebbe definita la scala secondo cui fare questa verifica. Si valuta in base ad un individuo caratterizzato dal 2° Archetipo o in base ad un individuo privo di 2° Archetipo? In modo analogo bisognerebbe misurare in un politico anche le qualità principali di tutti gli altri Archetipi: determinazione, capacità di visione, sensibilità alla bellezza, valori etici, competenza tecnica e capacità organizzative. E’ chiaro che nessun uomo (e di conseguenza nessun politico) può eccellere in tutti i campi, in quanto, come già detto qui, la maggior parte degli individui presenta nella propria configurazione 3 Archetipi, uno primario e due secondari. Risulta quindi fondamentale rivedere il metro di giudizio per i politici (per tutti gli uomini ovviamente, ma qui stiamo parlando di un politico, o meglio, di un tecnico prestato alla politica per breve tempo) perché nessuno può soddisfare tutti i requisiti e può entrare in sintonia con tutto l’elettorato. Ecco perché il modello del futuro è la Leadership Collaborativa, di cui parlerò in un prossimo articolo. Quando si comunica bisogna sempre considerare le caratteristiche della platea degli ascoltatori e le caratteristiche dell’individuo che comunica. L’efficacia della comunicazione è sempre relativa, mai assoluta, perché limitata è la configurazione archetipale dell’individuo.
Il resto è storia, la lista di Monti prese circa il 10%, un risultato sicuramente al di sotto delle aspettative politiche dello stesso Monti, ma un ottimo risultato dal mio punto di vista, considerando gli Archetipi in gioco e le reali possibilità di entrare in sintonia con la popolazione italiana.
Arrivederci al prossimo articolo.
Aldo Storti
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