In questi giorni sembrano venute prepotentemente a galla alcune differenze di pensiero interne al Movimento 5 Stelle. Alcuni esponenti parlamentari del Movimento hanno preso posizioni, anche mediatiche, in contrasto con la linea decisa dal capo del movimento, Luigi Di Maio. Ma quanto queste differenze di pensiero sono presenti nell’elettorato del Movimento? Da cosa derivano queste differenti sensibilità?
Esiste una chiarissima relazione tra queste differenti posizioni e le sensibilità e le istanze politico-sociali dei 7 Archetipi Psicologici Umani. Il processo di armonizzazione, che il M5S affronta al suo interno in molte delicate decisioni, non è solo proprio di molti partiti (le famose “correnti”) ma riguarda l’intera società italiana, da sempre divisa da lotte sociali che contrappongono una parte all’altra (spesso un Archetipo ad un altro), da sempre pronta a dividersi e contrapporsi su ogni tema e questione (la causa di questo comportamento sociale, legato all’ampia diffusione del 6° e del 4° Archetipo in Italia, verrà esaminato in un prossimo articolo). Da questo punto di vista, cioè dell’armonizzazione delle differenti istanze e sensibilità, il M5S sembra un esperimento di avanguardia di tutta la struttura sociale italiana e la buona riuscita di questo esperimento sarebbe, al di là degli esiti politici, di buon auspicio per l’intera popolazione.
Va premesso che siamo in una fase di grande trasformazione per tutti i partiti politici e nessuno di essi può considerarsi stabilizzato, nel bene e nel male. Le ideologie del secolo scorso, che per tanto tempo hanno monopolizzato la scena politica, hanno perso completamente il loro potere sulle masse. Gli individui delle vecchie generazioni appartenenti al 6° Archetipo ne hanno davvero viste troppe e sono ormai disillusi, i giovani sono talmente lontani da quelle ideologie da non percepirle come reali, o addirittura esistite. Ogni Archetipo, in realtà, è alla ricerca di qualcosa di nuovo, completamente nuovo rispetto al passato. Un nuovo che ancora non si vede chiaramente, ma che prova a mostrarsi in questi anni di transizione, anche attraverso forze politiche nuove che si propongono in modo differente nei contenuti e nelle modalità. Sicuramente l’emblema di questo “nuovo” è rappresentato dal Movimento 5 Stelle. Nato da un’idea di Beppe Grillo, avviato grazie alla collaborazione tra Grillo e Casaleggio, il M5S affonda le sue radici in alcuni Archetipi ben precisi: il 6°, dell’Idealismo e Devozione, per tutte le idee “contro” e “anti”, e il 5° Archetipo, del pensiero Logico, Scientifico e Specialistico, per l’uso massiccio della rete e delle nuove tecnologie e per le analisi puntuali delle varie situazioni. Infatti, fin dai tempi dei suoi spettacoli teatrali, nei primi anni 2000, Grillo insisteva molto sulle ramificazioni dei poteri economico-politico, sulle soluzioni di buon senso, sulla denuncia di situazioni insostenibili e poco conosciute, toccando anche temi scottanti fino ad allora esclusivi dei circoli complottisti. Ha creato, con il suo blog e con gli spettacoli, un amplissimo seguito, raccogliendo attorno a sé molti delusi della politica. Il Movimento poi, con il tempo, si è strutturato e la crescita del suo consenso è diventata esponenziale. Con una leadership forte e una democrazia diretta, apparentemente reale e innovativa, ha saputo attrarre poi individui di tutti gli Archetipi, soprattutto tra i giovani, catalizzando la buona volontà e la voglia di fare di tante persone fino ad allora sempre rimaste ai margini della politica. Il suo programma, i principi basilari, sono sempre stati molto eterogenei, quasi slegati, senza un reale filo conduttore, una direzione precisa, una vera amalgama. Nel tempo si sono notati cambi di idee e di posizioni, contraddizioni interne, e piano piano si sono strutturate diverse correnti di pensiero all’interno del Movimento.

Le differenze tra le anime non pregiudicano a priori l’unità del movimento. Indicano semplicemente un particolare bisogno di attenzionare le sensibilità di ciascuno e la necessità di un lavoro aggiuntivo per raggiungere una proposta condivisa da tutti.
Dopo il ritiro di Beppe Grillo in posizioni più marginali e meno attive, nel Movimento appare chiaro come nei 5 Stelle si siano strutturate tre differenti “anime”, ciascuna con una larga fetta di consensi, ciascuna rappresentata da un uomo forte del partito: Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico. Luigi Di Maio, capo attuale del movimento, incarna l’area più moderata dei 5S, l’area più “di governo”, con un modo di fare più conciliante, positivo e propositivo. Alessandro Di Battista, al momento fuori dalla scena politica ma mai davvero lontano, incarna l’area di protesta, il più vicino per modalità di espressione a Beppe Grillo e alla base originale del movimento. Pur provenendo da esperienze e ambienti di sinistra, è adesso il rappresentante dell’anima rivoluzionaria dei 5S, dell’anima “contro” e “anti”, a volte vicina a idee considerate “di destra”. Per ultimo, Roberto Fico, che invece rappresenta l’anima di sinistra del Movimento, gli esuli del PD e degli altri partiti di sinistra, la parte del Movimento che vuole rinnovare tutto per affermare principi e idee della sinistra storica italiana. Ognuna di queste anime si appoggia a sensibilità ben precise degli Archetipi e, come abbiamo già visto nell’articolo sul declino politico di Silvio Berlusconi, analizzeremo ora i 7 Archetipi per meglio comprendere le motivazioni del loro sostegno alle 3 anime del Movimento.
1° Archetipo: è, al momento, attratto solo marginalmente dal movimento, inoltre, l’esiguo numero degli individui appartenenti a questo Archetipo, lo rende non significativo per gli scopi di questo articolo (ma nemmeno per una qualunque comunicazione politica).
2° Archetipo: attratto solo marginalmente nei primi anni di vita del Movimento, con l’aumento dell’esposizione mediatica di alcuni esponenti con note “moderate” e rassicuranti, il suo coinvolgimento è aumentato negli ultimi anni, fino a trasformarsi nelle elezioni del 4 marzo, in un vero e proprio travaso di consensi dal PD al Movimento, complice lo snaturamento delle politiche di sinistra avvenute nell’era Renzi e la mancanza di alternative credibili a sinistra. Fondamentale è stato anche l’appeal della proposta del reddito di cittadinanza, vissuto come una misura di assistenza ai bisognosi, legata al “prendersi cura” dei propri cittadini, una delle principali sensibilità del 2° Archetipo (lo spazio di un articolo è ovviamente troppo esiguo per approfondire le istanze politico-sociali di ciascun Archetipo Psicologico Umano). Non è da considerarsi un elettorato strutturato ma abbastanza liquido, potrebbe migrare nuovamente a sinistra nel caso quest’ultima si riproponga coesa e con un’offerta credibile e legata ai valori storici (negli ultimi 20 anni, dopo la sparizione della DC e del PSI, il 2° Archetipo si è sempre riconosciuto esclusivamente nella sinistra). Questo Archetipo si riconosce per la maggior parte in Di Maio (l’aspetto da “bravo ragazzo” posato ha aiutato) e secondariamente in Fico.
3° Archetipo: si riconosce molto nel Movimento, soprattutto tra i giovani, molti dei quali sono entrati attivamente nel Movimento in quanto questo Archetipo ha sempre “voglia di fare, di realizzare idee e progetti”. Molti lo votano perché possibilisti: “peggio degli altri non possono fare”, pensano. Numerosi gli over 35 provenienti da Forza Italia e PD che sono diventati sostenitori perché vedono nel Movimento una nuova opportunità di cambiare le cose. Questo Archetipo fa capo a Di Maio e in parte a Di Battista, è da considerarsi non strutturato e subisce l’attrazione della Lega di Matteo Salvini (l’unico altro partito che ha forte appeal su questo Archetipo).
4° Archetipo: è attratto solo marginalmente dal Movimento, più che altro in fuga dal PD (ma di cui rimane una costola importante) e dalla sinistra in generale. I motivi di attrazione sono le proposte e le idee multiculturali, i progetti legati alla valorizzazione delle arti e dei beni culturali. Non è da considerarsi, al pari del 2° Archetipo, un elettorato strutturato. Si riconosce in Di Maio (capacità di mediare) e in Fico (idee legate al multiculturalismo e all’integrazione).
5° Archetipo: il Movimento è sostenuto soprattutto tra i giovani di questo Archetipo. Il 5° di età più matura e con maggiore esperienza di vita e lavorativa (queste considerazioni valgono anche per il 3° Archetipo) attribuisce al Movimento troppa inesperienza per concedere la propria fiducia. I giovani invece vedono nel movimento, legato all’uso delle nuove tecnologie, della rete, ecc., il futuro e si riconoscono nell’affinità generazionale con molti leader del Movimento. Amano la preparazione di Alessandro Di Battista, che sa essere sempre sicuro e convincente. Tra i giovani è da considerarsi un elettorato strutturato, anche se quote potrebbero essere rosicchiate dalla Lega di Matteo Salvini.
6° Archetipo: sicuramente l’Archetipo maggiormente coinvolto nel e dal Movimento e, anche se in modo differente, da tutte le anime dei 5 Stelle. I delusi dalla politica, gli arrabbiati con i partiti tradizionali, i pervasi da sentimenti “anti-casta”, gli idealisti dell’ “onestà” e della “democrazia diretta”, i delusi dalla sinistra e dalla destra, tutti sono confluiti nel M5S, proiettando su di esso le proprie aspettative e ideali, a volte per vera fiducia in esso o semplicemente perché unico contenitore dell’onda “punitiva” verso i partiti tradizionali. Come riferimento hanno Di Battista, per l’anima “contro” e “anti” del Movimento, probabilmente la più radicata e antica, Fico, per l’anima che rimanda ai valori della “sinistra” (delusa) e Di Maio per l’anima più devozionale, moderata e religiosa dell’Archetipo. È un elettorato consolidato per quanto riguarda le anime rappresentate da Di Battista e Di Maio, molto liquida invece l’anima “di sinistra” di Fico.
7° Archetipo: attratto dai concetti di “rete”, democrazia diretta, leadership collaborativa, coinvolge soprattutto i giovani di questo Archetipo che si riconoscono anche nello “stile” di alcuni leader del movimento loro coetanei. Le vecchie generazioni sono ancorate a modalità operative troppo differenti, organizzazioni strutturate e gerarchie del potere chiare e definite. Ma essendo tutti i partiti allo sbando, tranne la Lega di Matteo Salvini, questo Archetipo si divide ormai tra il movimento e la Lega (con predominanza di quest’ultima per l’accento messo su ordine e rispetto delle regole). È da considerarsi un elettorato strutturato e fa capo a Di Maio e a Di Battista.
Come si evince da quanto sopra riportato le 3 anime del Movimento si equivalgono in quanto a numeri ma coinvolgono Archetipi dalle sensibilità molto differenti. Se da una parte è facile trovare un accordo tra archetipi come il 2° e il 4°, oppure raggiungere compromessi con il 3° e il 5°, di tutt’altra pasta è trovare l’armonizzazione tra il 6° e tutti gli altri Archetipi, e ancor più difficile su certi temi mantenere un dialogo tra le differenti correnti interne al 6° Archetipo, il più divisivo in assoluto. Come già spiegato in altri articoli (qui, e qui) il 6° Archetipo è dotato di una naturale e istintiva percezione degli Ideali e Valori, di ciò che è giusto e desiderabile e di ciò che non lo è. Il problema sta nella sua limitatezza di percezione, cioè percepisce solo alcuni dei tanti Principi e Valori, in essi si identifica e non riconosce null’altro al di fuori di ciò che percepisce. Un mondo a colori che diventa bianco o nero, un mondo di diversità che diventa “o con me o contro di me”. Spesso questa limitatezza porta a combattere gli Ideali percepiti dagli altri, perché ritenuti “sbagliati” (ciò che il 6° non percepisce non esiste, quindi è automaticamente sbagliato). Ciò li porta spesso a combattere “contro” qualcosa che “odiano” (vedere l’articolo sugli hater per approfondire l’estremizzazione di questo comportamento) piuttosto che dedicarsi completamente alla costruzione di ciò che percepiscono. Risulta evidente come temi quali immigrazione, sicurezza, scuola, banche, meritocrazia, sanità, sovranismo, ecc. richiederanno sempre un grande lavoro di avvicinamento, armonizzazione e sintesi tra pensieri non solo diversi, ma a volte opposti. Armonizzazione che non riguarda solo il Movimento 5 Stelle, ma l’intero popolo italiano, essendo il 6° Archetipo quello più diffuso in Italia. In un paese in cui l’atteggiamento da tifoso domina non solo in campo sportivo, è evidente come l’armonizzazione del conflitto, e non la radicalizzazione dello stesso, sia una questione di importanza nazionale. Dalla mia esperienza di lavoro con gli Archetipi, negli ambiti più disparati, ho imparato che questa armonizzazione è difficile ma non impossibile. Richiede la buona volontà di tutte la parti in causa, un ampliamento della visione e degli orizzonti, uno spostamento dal proprio piano di riferimento per incontrare l’altro, anch’esso spostatosi su un nuovo piano, dove la sintesi è possibile. Se questo non accadrà non ci sarà nessun roseo futuro per l’Italia.
Su ogni singola proposta ci possono essere due anime che hanno idee diverse dalla terza, oppure esserci una o due anime che possono essere maggiormente in sintonia con l’alleato di governo. Queste sfaccettature interne ci sono sempre state nella politica italiana ed è la forza della democrazia. L’unica differenza è la visibilità e il risalto che ne danno i media.

Per concludere questo lungo articolo, lo scontro a cui stiamo assistendo in questi giorni è uno scontro non interno ad un partito ma interno ad una componente importante della popolazione italiana. È uno strascico delle ideologie del ‘900, della presa che esse hanno ancora su una parte del 6° Archetipo. Il 6° vive di Ideali, quindi si tratta in questo nuovo millennio, non tanto di “percepire” Ideali, ma di abbandonare “Ideologie” ormai consunte per tornare a rivolgersi ai veri “Ideali”, e da quelli discendere “Principi di Vita” vergini e adatti ad un futuro auspicabile e desiderabile.
Lo scontro tra destra e sinistra non ha più senso di esistere e appartiene ad un passato che non può, per fortuna, più tornare, appartiene allo scontro tra interpretazioni degli Ideali. Gli Ideali, quelli veri, sono sempre complementari. Servono nuove interpretazioni che dimostrino nei fatti questa complementarietà e permettano di ancorare questi Ideali nella realtà quotidiana invece che renderli vani in uno scontro continuo di opinioni.
Ma qual è il destino delle 3 anime del Movimento 5 Stelle?
La prima considerazione da fare è che queste tre anime si equivalgono come consensi. Quindi una scissione nel Movimento comporterebbe una consistente perdita di consensi, facendogli perdere il ruolo centrale che ha attualmente nella politica italiana. Per cui è una possibilità molto remota. Il Partito di Matteo Salvini può contare su una coesione interna decisamente maggiore, con grandi vantaggi di consenso grazie alla pragmaticità e alla coerenza con il programma pre-elettorale in questi primi mesi di legislatura. Il Movimento 5 Stelle, differentemente, va incontro a un numero maggiore di sensibilità degli Archetipi: se da una parte l’armonizzazione delle differenti istanze è un processo che richiede continua attenzione e la soluzione di non pochi problemi (e può minare la tenuta degli attuali livelli di consenso nel breve periodo), dall’altra potrebbe incrementare sul lungo periodo i propri consensi potendo pescare da un bacino di sensibilità potenzialmente maggiore.
L’anima più irrequieta, al momento, sembra essere quella rappresentata da Roberto Fico. Chi ha aderito al M5S pensando di creare, grazie ad esso, la visione ideologica comunista del passato e disattesa dal PD, rimarrà deluso. Non è contento del contratto di governo con la Lega di Matteo Salvini né mai lo sarà. Ma i suoi problemi resterebbero uguali anche al di fuori del Movimento. Non è un problema politico ma di mentalità e identificazione. Chi invece ha una visione di sinistra sociale non ideologizzata, legata al prendersi cura delle persone e all’equità sociale, allora potrà sicuramente convivere con le altre anime del Movimento 5 Stelle e trovare accordi pragmatici di governo con la Lega, anche se storcerà il naso ogni tanto di fronte alla comunicazione, a volte troppo aspra e spigolosa, del partito di Matteo Salvini, che di sicuro al momento non tiene conto delle sensibilità del 2° e del 4° Archetipo in molti dei suoi comunicati.
L’anima rappresentata da Di Battista, l’anima “contro” e “anti”, attestata spesso su posizioni idealistiche, dovrà fare i conti con la realtà (percorso obbligato per ogni individuo di 6° Archetipo), ampliare le vedute e allargare gli orizzonti, perché si ha sempre a che fare con esseri umani, perfetti solo nell’immaginario del 6° Archetipo. Inoltre, dovrà costruire più una proposta che incarni la pars construens propria di un partito di governo, piuttosto che continuare ad alimentare la pars destruens propria di un partito dell’opposizione. La proposta politica del M5S manca ancora di una completezza e una coerenza interna fondamentale per un Movimento che vuole cambiare un paese in meglio. Problemi di gioventù, sicuramente, che ci si augura vengano risolti velocemente.
L’anima rappresentata da Di Maio, invece, sembra difettare un poco ancora di quella capacità strategica che è necessaria nel tener unite tante componenti diverse. Capace di sopravvivere alle giornate difficili ma ancora incapace di essere proattivo nell’anticipare e disinnescare i possibili pericoli all’orizzonte (pericoli legati alle diversità di sensibilità al suo interno e con il partner di governo). Un ulteriore pericolo per Di Maio è scambiare la sensibilità del 2° Archetipo con la sua “zona di comfort”, perché questo apre inevitabilmente conflitti con il 3°, 5° e 7° Archetipo (leggasi assistenzialismo vs iniziativa individuale).
In conclusione di questo lungo articolo, e in attesa di scrivere un articolo sulla Lega di Matteo Salvini, mi sembra importante ricordare che ogni partito rappresenta una parte delle sensibilità del Paese. Una parte minoritaria, al più per ora un 30%. In chiave politica è un successo strepitoso. In chiave sociale non va dimenticato che un 70% ha sensibilità diverse. Non va nemmeno trascurato che i partiti al governo hanno un 60% di consensi presi assieme e che rimane comunque un 40% più che sufficiente a creare enormi tensioni sociali. Non si vive solo di Politica (intesa nella sua accezione più elevata), ma soprattutto di società civile, di rapporti umani quotidiani e di capacità di collaborare al di là delle differenze. Da queste cose dipende la nostra qualità della vita. Oggi nemmeno una calamità naturale ci ricorda più che siamo e restiamo tutti italiani.
Arrivederci al prossimo articolo
Aldo Storti
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