Come mai alcuni genitori sono così smaccatamente esigenti, altri invece eccessivamente protettivi? Perché alcuni genitori lasciano i figli estremamente liberi di gestire la propria vita mentre altri organizzano scrupolosamente ogni attività del figlio, della giornata, della settimana e di quello che dovrà fare e diventare da grande? Può succedere che un individuo esprima in modo esagerato alcune caratteristiche degli Archetipi di appartenenza. (Vedi Dagli Archetipi agli individui per un’introduzione sul rapporto tra Archetipi e personalità individuale)

Di fatto, una tale espressione esagerata trasforma il talento dell’Archetipo in una criticità, annullando l’aspetto positivo di una qualità fondamentale dell’Archetipo e trasformandola in un aspetto che può essere limitante per sé e nocivo per gli altri, impedendo loro di esprimere la propria essenza. Prendiamo per esempio l’iperprotettività. Siamo nell’ambito del 2° Archetipo, (Amorevolezza, Inclusività, Protezione e Cura) con le sue grandi capacità naturali di prendersi cura del figlio, di proteggerlo nella sua fragilità, di tenerlo al sicuro da ogni pericolo, di soddisfare i suoi bisogni. Ma l’individuo di 2° Archetipo vive soprattutto incentrato nei sentimenti, il suo affetto può diventare dipendenza e il suo ruolo di genitore un bisogno di quel ruolo. Inoltre è estremamente soggetto alle paure, soprattutto quelle che evocano sofferenza e dolore. Ecco che quindi il talento del 2° Archetipo si trasforma in una indebita iperprotezione del figlio, che impedisce a quest’ultimo di vivere liberamente la propria vita e affrontare le proprie normali esperienze. Non solo, potrebbe sviluppare nel figlio una tendenza all’apprensione dalla quale non si libererà facilmente.

In questo caso, quindi, le criticità del 2° Archetipo (paura e bisogno di affetto) hanno preso il sopravvento e hanno portato la protezione dell’altro, della persona amata (un talento del 2° Archetipo), a trasformarsi in protezione di sé, dei propri bisogni e in salvaguardia di se stessi dalla sofferenza. Perché, è bene sottolinearlo, il genitore iperprotettivo non salvaguarda il figlio dalle sofferenze della vita, ma salvaguarda se stesso dalla sofferenza di vedere il figlio soffrire. All’opposto di questo comportamento troviamo il genitore di 3° Archetipo, i cui motti sono “sbagliando si impara” e “deve farsi le sue esperienze”, che lascia sempre sperimentare il figlio senza mai limitarlo né direzionarlo, anche quando servirebbe un po’ di accortezza e un po’ di supervisione…

Genitori iperesigenti e genitori iperprotettivi

Le combinazioni tra gli Archetipi dei genitori e quelli dei figli fanno sì che in alcuni casi un figlio entri particolarmente in sintonia con uno dei genitori mentre con l’altro sia in perenne conflitto, oppure in cui i genitori siano sempre in conflitto tra loro su ciò che riguarda il figlio, o ancora in cui tutta la famiglia va d’amore e d’accordo.

Qual è il motivo di fondo, invece, dell’iperesigenza espressa da molti genitori? Dipende dall’Archetipo del genitore. Il 7° (Organizzazione, Ordine e Ritmo) è solito programmare ogni attività, organizzare ogni giornata, ogni settimana con ogni genere di attività per il figlio, quelle che ritiene utili e necessarie per trasformare il figlio in quello che lui ha pianificato debba diventare. E il 7° mal sopporta che i suoi programmi siano alterati, la sua pianificazione modificata. Ha bisogno della “struttura” che dà alla sua vita, della “struttura” che organizza per il figlio (come per ogni membro della famiglia, per tutto ciò che è parte del suo piccolo “mondo”). L’iperesigenza deriva dalla priorità che viene data al rispetto di questa “struttura”, al rispetto dell’organizzazione delle attività, strettamente concatenate a quelle degli altri membri della famiglia, priorità che diventa superiore anche alla gioia del figlio, alla sua stanchezza, al desiderio di fare “altro”, magari semplicemente di fare il bambino spensierato! Certo, stiamo parlando di una esagerazione del talento organizzativo del 7°, una esagerazione che trasforma, come detto, il talento in una criticità, una qualità al servizio della famiglia in una mania che esige il servizio della famiglia. Il 1° Archetipo invece (Volontà e Determinazione) pretende sempre che il 1° eccella. Il 1° mal sopporta che il sangue del suo sangue sia un mediocre, per questo è molto esigente. Inoltre ha una sua chiara idea di quel che il figlio debba diventare. Ha grandi propositi per il figlio. La sua iperesigenza è espressa anche solo con le occhiate, o le espressioni del volto. La disapprovazione espressa anche in silenzio da un 1° Archetipo è pesante quanto un macigno. Non è mai insistente, non ha bisogno di esserlo. Il carisma del 1° Archetipo fa sentire tutto il suo peso senza bisogno di parole o azioni. Non impone, esprime delle idee, ma che suonano come obblighi, come opzioni senza alternativa nelle orecchie dei figli.

L’ultimo Archetipo che può essere iperesigente è il 6° (Idealismo e Devozione), che tende a plasmare il figlio per trasformarlo nel suo modello ideale di figlio. Il 6° ha perfettamente in mente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, come un figlio deve essere e come non deve essere, quel che deve fare e quel che assolutamente non deve fare. Inoltre vede il figlio come una estensione del proprio onore, dell’onore della famiglia, un’espressione delle sue capacità di genitore, per cui sorveglia attentamente le azioni del figlio ed esige che siano “rispettabili” e conformi alla sua visione del mondo e alla sua educazione. In questo modo cerca di trasformare il figlio in una copia migliorata di se stesso, ignorando le vere inclinazioni del figlio. Ovviamente anche queste sono storture dell’Archetipo, purtroppo assai frequenti.

Non esiste quindi un solo modo di essere iperesigenti, ma molte sfumature legate all’Archetipo e alle sue qualità e criticità. Questo vale per ogni Archetipo, ciascuno ha comportamenti propri nell’essere genitori, tutti inevitabili, tutti con espressione di qualità specifiche e tutti con possibili storture che possono essere però osservate ed eliminate con un po’ di sano lavoro su se stessi e di buona volontà.

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Seminario MILANO 27 ottobre 2018

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Arrivederci al prossimo articolo.

Aldo Storti